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Il

CARMIGNANO

Il territorio di Carmignano si estende sulle colline del Montalbano, un luogo arcaico, che vanta origini etrusche, disseminato da gioielli storico-artistici, dalle ville signorili, ai luoghi di fede.

La terra è nota anche per i suoi celebri vigneti, la sua tradizione vinicola ha infatti origini antichissime, attestata già nel IX secolo e poi sancita dal Granduca Cosimo III de’ Medici nel 1716, in quanto una della quattro zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana.

PUNTI DI INTERESSE

La pieve dei Santi Maria e Leonardo è attestata già nel 998, inizialmente recava il solo nome di Santa Maria, poi, alla metà del Cinquecento, verrà aggiunto il titolo di San Leonardo. L’impianto dell’edificio ha subito delle modifiche nel corso dei secoli, degna di nota è la parte terminale della pieve: tre absidi ornate da archetti ciechi su lesene, che secondo recenti studio sarebbe databile all’XI secolo.

L’interno è caratterizzato da tre navate, divise da archi a tutto sesto, e da una copertura a volte a crociera trecentesche che coprono l’antico soffitto a capriate.

La chiesa di San Lorenzo viene ricordata fin dal 1111, questa conserva all’esterno ancora gran parte del suo impianto originario, al suo interno invece sono state effettuate delle modifiche tra Sei e Settecento. L’edificio si caratterizza per una pianta a croce commissa, un transetto sporgente ed un’abside.

San Lorenzo custodisce  due pitture interessanti: presso un altare laterale una tavola con San Lorenzo, del pittore Giovanni Bizzeri (1605); ed una Madonna col Bambino e Santi (1670 ca.) attribuita a Simone Pignoni.

Il borgo, con la sua pieve, si colloca lungo le pendici del Montalbano, ed è legato, con la sua storia, alle vicissitudini sia pistoiesi che fiorentine, tanto da essere sede di sanguinose battaglie tra le due città. La nonna di Leonardo, Lucia, era originaria di Bacchereto, la cui abitazione, “Casa di Toia”, è identificata da un lapide,  pertanto anche l’artista ebbe modo di scorrervi le sue giornate, tant’è che rappresentò il paese e la pieve nelle sue carte.

Santa Maria Assunta è attestata dal 1138, nasce come chiesa per elevarsi a pieve nel 1276. L’edificio verrà ricostruito tra il Sei e il Settecento, con un parziale recupero dell’antiche strutture, e infine subì un grave incendio nel 1885. Caratteristico è il suo campanile merlato, che reclama la sua origine di torre.

La chiesa è attestata dal XIII secolo, anche se le sue forme medievali sono ormai scomparse a favore di ricostruzioni successive, promosse dal XVI al XIX secolo. La facciata sobria è caratterizzata da un andamento curvilineo, nella quale è incastonato lo stemma della famiglia Mazzinghi, memore del patronato della famiglia fiorentina nel XVII secolo. 

Nell’oratorio della chiesa è custodita l’Ultima Cena (inizio Seicento) attribuita a Cosimo Lotti, nonché i costumi della secolare processione del Morto Redentore, che si svolge ogni anno la sera del Venerdì Santo.

La chiesa venne fondata da San Francesco stesso nel 1211. Bernardo da Quintavalle, seguace di Francesco, nel luogo attuale della chiesa fece costruire un convento e un oratorio, la chiesa verrà poi aggiunta nella prima metà del Trecento. Quest’ultima ha subito vari interventi nel Settecento, soprattutto nel chiostro e nella facciata munita di un loggiato.

La chiesa inizialmente era dedicata al solo San Francesco, affiancato poi da San Michele nel 1782, quando divenne sede della parrocchia dedicata a San Michele Arcangelo. L’attrazione principale della chiesa è la celebre Visitazione del Pontormo, nata per ornare l’altare della famiglia Pinadori.

Nasce come pieve altomedievale, nota già nel 998, per divenire infine chiesa nel XIII alle dipendenze della pieve di Carmignano. La chiesa ha subito diversi interventi nel corso dei secoli, come si può notare nella stessa facciata, essa è frutto di un pesante rifacimento di inizio Novecento, come il portone d’accesso e le due bifore, che alludono ad un eclettico stile romanico.

Al suo interno, presso l’altare maggiore, è racchiuso un Crocifisso ligneo trecentesco, attribuito a Nino Pisano.

La chiesa viene ricordata dal XIII secolo, come dipendente dalla pieve di Artimino, conosciuta all’epoca come Santo Stefano alle Brusche. Nel 1741 l’antica chiesa verrà abbandonata, poiché era situata nei pressi del fiume Arno e quindi soggetta a continue inondazioni.

La parrocchia fu trasferita nell’attuale edificio, l’oratorio di Poggio alla Malva, un ambiente cinquecentesco dedicato a San Sebastiano, ampliato per accogliere la sua nuova funzione. L’odierna chiesa conserva al suo interno degli affreschi provenienti da Santo Stefano alle Brusche, opere di scuola fiorentina realizzate tra la fine Trecento e l’inizio del Quattrocento, raffiguranti: la Flagellazione, il Bacio di Giuda e l’Adorazione dei pastori.